Testo critico
di Gabriella Ardissone, 1991
Lo studio della natura e l’analisi delle sue forme ha da sempre affascinato chi opera nel campo dell’arte, soprattutto pittorica.
Nel suo isolamento volontario Cézanne ebbe modo di studiare la forma da più angolature e posizioni, anticipando quello che fu il processo analitico di Braque e Picasso.
Il senso del volume come contenitore di spazio unito ad un sapiente gioco di cromie spesso fredde, hanno dato il risultato di un’operazione naturalistica sviluppata poi in differenti figurazioni, laceranti in Morlotti e indicatorie di Turner.
Questa operazione analitica è resa necessaria per uno spirito in continua evoluzione proprio perchè attraverso le strutture più o meno rigide del carattere cubista, si arriverà alla sintesi di un linguaggio figurativo dinamico e scattante.
Su questo cammino è posta l’opera pittorica di Marino Iotti che, se pur giovane nel campo dell’arte, ha a quanto pare accolto dentro di sè il germe della ricerca.
La sua figurazione, rigida precedentemente, imprigionata in forme di indirizzo cubista, divisa talvolta in settori, campiture piatte e sezioni geometrizzanti, si libera oggi per essere voce e impulso finalmente indipendente dalla guida del segno.
Ora la materia si avvia ad essere autonoma nel pensiero e nella gestualità di Iotti. La visione che ci propone oggi è ad ampio respiro, la matericità della pennellata non impedisce la leggerezza del percorso rappresentato da una natura completa di animali e vegetazioni.
Nella “Vita delle forme” E. Focillon ci ricorda che “la forma si assoggetta al tempo e si sviluppa in esso in sempre nuove forme”. Ci auguriamo che Marino Iotti faccia suo questo pensiero chinandosi al tempo e a tutte le sue metamorfosi.
di Gabriella Ardissone, 1991
Lo studio della natura e l’analisi delle sue forme ha da sempre affascinato chi opera nel campo dell’arte, soprattutto pittorica.
Nel suo isolamento volontario Cézanne ebbe modo di studiare la forma da più angolature e posizioni, anticipando quello che fu il processo analitico di Braque e Picasso.
Il senso del volume come contenitore di spazio unito ad un sapiente gioco di cromie spesso fredde, hanno dato il risultato di un’operazione naturalistica sviluppata poi in differenti figurazioni, laceranti in Morlotti e indicatorie di Turner.
Questa operazione analitica è resa necessaria per uno spirito in continua evoluzione proprio perchè attraverso le strutture più o meno rigide del carattere cubista, si arriverà alla sintesi di un linguaggio figurativo dinamico e scattante.
Su questo cammino è posta l’opera pittorica di Marino Iotti che, se pur giovane nel campo dell’arte, ha a quanto pare accolto dentro di sè il germe della ricerca.
La sua figurazione, rigida precedentemente, imprigionata in forme di indirizzo cubista, divisa talvolta in settori, campiture piatte e sezioni geometrizzanti, si libera oggi per essere voce e impulso finalmente indipendente dalla guida del segno.
Ora la materia si avvia ad essere autonoma nel pensiero e nella gestualità di Iotti. La visione che ci propone oggi è ad ampio respiro, la matericità della pennellata non impedisce la leggerezza del percorso rappresentato da una natura completa di animali e vegetazioni.
Nella “Vita delle forme” E. Focillon ci ricorda che “la forma si assoggetta al tempo e si sviluppa in esso in sempre nuove forme”. Ci auguriamo che Marino Iotti faccia suo questo pensiero chinandosi al tempo e a tutte le sue metamorfosi.