COMPOSIZIONI
PARMA, GLOBAL ART - 2020
Global Art organizza la mostra personale "Composizioni" di Marino Iotti.
L’esposizione raccoglie gli ultimi lavori dell’artista reggiano ispirati alla natura che, rappresentata nelle sue armoniche geometrie, fa da spartito alle note di colore regalandoci la musicalità della composizione. Possiamo parlare quindi di astrazioni sonore.
Una mostra non solo da vedere ma anche da ascoltare.
Indirizzo: Parma, B.go del gallo 8
Orari di apertura:Martedi, mercoledi, venerdì: 10.00 13.00
Sabato 10.00 13.00 16.00 19.30
Domenica 10.00 12.30
Lunedi e giovedì: chiuso
Ingresso gratuito.
Per informazioni:
Olivieri Laura: T. 3386076886 - email: [email protected]
Adria Giada: T. 3420947252 - email [email protected]
fb: maisonolivier
instagram: maisonolivier
L’esposizione raccoglie gli ultimi lavori dell’artista reggiano ispirati alla natura che, rappresentata nelle sue armoniche geometrie, fa da spartito alle note di colore regalandoci la musicalità della composizione. Possiamo parlare quindi di astrazioni sonore.
Una mostra non solo da vedere ma anche da ascoltare.
Indirizzo: Parma, B.go del gallo 8
Orari di apertura:Martedi, mercoledi, venerdì: 10.00 13.00
Sabato 10.00 13.00 16.00 19.30
Domenica 10.00 12.30
Lunedi e giovedì: chiuso
Ingresso gratuito.
Per informazioni:
Olivieri Laura: T. 3386076886 - email: [email protected]
Adria Giada: T. 3420947252 - email [email protected]
fb: maisonolivier
instagram: maisonolivier
La locandina e il volantino dell'evento
IL RACCONTO DEL QUOTIDIANO
...Sebbene la gestualità faccia parte della sua poetica, mentre nel gesto dell’informale puro non vi era alcun momento cosciente che cercasse di razionalizzare ciò che scaturiva dall’inconscio e dalla pulsione, poiché ogni movimento sulla tela era una prepotente liberazione di energie interiori, nell’approccio di Marino Iotti vi è una coscienziosità forte e decisiva, un controllo effettivo che non lascia nulla alla semplice casualità. Il suo gesto non è mai fine a se stesso, non è il getto furioso sulla tela di Emilio Vedova o l’intervento invasivo di Alberto Burri, è una definizione controllata ed armonica che nasce e si costruisce giorno dopo giorno, con un lavoro meticoloso e attento.
Non ha bisogno di un bozzetto preparatorio in questo procedimento misurato e calibrato, la sua suggestione parte da una vaga idea di paesaggio che lascia sempre intravvedere la linea dell’orizzonte, ma che subito si annulla lasciando parlare il colore, costruendo attorno a se’ una sintassi pittorica che risuona come un alfabeto musicale.
E’ il valore a se stante della pittura che mantiene una sua autonomia e si rivela al mondo, giorno dopo giorno, alla ricerca di un’armonia, di un bilanciamento strutturale. Un equilibrio cadenzato e puntuale, che nasce dalla combinazione perfetta della scansione dei tasselli sulla superficie, dai pezzi di legno di recupero incastrati tra loro e rielaborati pittoricamente, dalle venature che affiorano dal magma pittorico per definire un percorso visivo, dai brani di stoffe bagnate, inserti verticali che suggeriscono vibrazioni materiche e cangianze, giocando con le
risposte della luce. Assemblaggi mentali che sulla tela prendono la forma di composizioni musicali silenti, ricche di poesia e lirismo, per disvelare quella bellezza pura, semplice, autentica che si nasconde dietro alle maglie del quotidiano.
I bianchi sporchi si accostano felicemente agli azzurri cielo e ai gialli cangianti con variazioni di ritmo e movimenti cromatici, i colpi di rosso interrompono le tonalità dei marroni bruciati che rendono cupa ma non meno affascinante la visione e i piccoli inserti di blu vanno ad equilibrare la massa scura. L’artista crea passaggi e diversifica le stesure, mette in piedi stratificazioni complesse e talvolta permette sgocciolature come fossero partiture di uno di quei componimenti che ama ascoltare e che fungono quasi da colonna sonora dell’esistere. Non tralascia mai i segni graffiati sulla tela dalla spatola che annunciano il sottotesto della raffigurazione, evocazioni più estetiche che concettuali, appena leggibili, che assumono la leggerezza di fraseggi musicali mantenendo però la loro robustezza.
Francesca Baboni
...Sebbene la gestualità faccia parte della sua poetica, mentre nel gesto dell’informale puro non vi era alcun momento cosciente che cercasse di razionalizzare ciò che scaturiva dall’inconscio e dalla pulsione, poiché ogni movimento sulla tela era una prepotente liberazione di energie interiori, nell’approccio di Marino Iotti vi è una coscienziosità forte e decisiva, un controllo effettivo che non lascia nulla alla semplice casualità. Il suo gesto non è mai fine a se stesso, non è il getto furioso sulla tela di Emilio Vedova o l’intervento invasivo di Alberto Burri, è una definizione controllata ed armonica che nasce e si costruisce giorno dopo giorno, con un lavoro meticoloso e attento.
Non ha bisogno di un bozzetto preparatorio in questo procedimento misurato e calibrato, la sua suggestione parte da una vaga idea di paesaggio che lascia sempre intravvedere la linea dell’orizzonte, ma che subito si annulla lasciando parlare il colore, costruendo attorno a se’ una sintassi pittorica che risuona come un alfabeto musicale.
E’ il valore a se stante della pittura che mantiene una sua autonomia e si rivela al mondo, giorno dopo giorno, alla ricerca di un’armonia, di un bilanciamento strutturale. Un equilibrio cadenzato e puntuale, che nasce dalla combinazione perfetta della scansione dei tasselli sulla superficie, dai pezzi di legno di recupero incastrati tra loro e rielaborati pittoricamente, dalle venature che affiorano dal magma pittorico per definire un percorso visivo, dai brani di stoffe bagnate, inserti verticali che suggeriscono vibrazioni materiche e cangianze, giocando con le
risposte della luce. Assemblaggi mentali che sulla tela prendono la forma di composizioni musicali silenti, ricche di poesia e lirismo, per disvelare quella bellezza pura, semplice, autentica che si nasconde dietro alle maglie del quotidiano.
I bianchi sporchi si accostano felicemente agli azzurri cielo e ai gialli cangianti con variazioni di ritmo e movimenti cromatici, i colpi di rosso interrompono le tonalità dei marroni bruciati che rendono cupa ma non meno affascinante la visione e i piccoli inserti di blu vanno ad equilibrare la massa scura. L’artista crea passaggi e diversifica le stesure, mette in piedi stratificazioni complesse e talvolta permette sgocciolature come fossero partiture di uno di quei componimenti che ama ascoltare e che fungono quasi da colonna sonora dell’esistere. Non tralascia mai i segni graffiati sulla tela dalla spatola che annunciano il sottotesto della raffigurazione, evocazioni più estetiche che concettuali, appena leggibili, che assumono la leggerezza di fraseggi musicali mantenendo però la loro robustezza.
Francesca Baboni