Testo critico
di Alfredo Gianolio, 1980
I motivi che hanno portato un gruppo di pittori reggiani - Germano Boiardi, Giovanna Franceschi, Dante Grasselli e Marino Iotti - ad aggregarsi per condurre insieme una ricerca nel campo delle arti visive, non sono dovuti al desiderio di uniformarsi ad un indirizzo univoco e di scuola. Le ragioni sono più profonde e devono ricercarsi nella convinzione che la personalità di ognuno venga meglio evidenziata nel confronto con gli altri, essendo essa stessa, secondo l’insegnamento gramsciano, l’insieme dei rapporti in cui ogni singolo entra a far parte, onde “farsi una personalità significa acquistare coscienza di tali rapporti”.
Se questo è vero per l’uomo in generale, lo è tanto più per l’artista, il quale, nelle sue opere, deve svelare gli interni meccanismi che governano il rapporto, da una parte con la società, e dall’altra con il vissuto. Senza contare la fantasia e l’immaginazione che lo sospingono verso il futuro.
Gli artisti intendono comunicare immagini - ognuna delle quali con un profondo significato e una sua storia - agli abitanti di una città per antica tradizione così sensibile al linguaggio dell’arte. Non hanno la pretesa di recare un “messaggio”, ma soltanto l’aspirazione di trovare un terreno comune di comprensione, per un reciproco arricchimento.
I due poli attraverso i quali si esprime la sua personalità pittorica sono dati dalla figura umana e da forme vegetali. In entrambi i casi Iotti si avvicina al soggetto per metterne a fuoco le peculiarità, che ricompone in architetture cromatiche, attento all’equilibrio della composizione. I ritratti vanno oltre i dati psicologici, e ci restituiscono immagini in cui i dati naturalistici finiscono per essere subordinati alle esigenze della forma. Quando la sua attenzione si volge alla natura, agli alberi colti nei nodi del loro tormentato sviluppo vegetativo, si avverte un’eco dell’incessante “metamorfosi” tra immagine e realtà, tema caro a Sutherland. Allora la sua olimpica serenità si turba, nella ricerca dei significati più reconditi e inquieti della natura.
di Alfredo Gianolio, 1980
I motivi che hanno portato un gruppo di pittori reggiani - Germano Boiardi, Giovanna Franceschi, Dante Grasselli e Marino Iotti - ad aggregarsi per condurre insieme una ricerca nel campo delle arti visive, non sono dovuti al desiderio di uniformarsi ad un indirizzo univoco e di scuola. Le ragioni sono più profonde e devono ricercarsi nella convinzione che la personalità di ognuno venga meglio evidenziata nel confronto con gli altri, essendo essa stessa, secondo l’insegnamento gramsciano, l’insieme dei rapporti in cui ogni singolo entra a far parte, onde “farsi una personalità significa acquistare coscienza di tali rapporti”.
Se questo è vero per l’uomo in generale, lo è tanto più per l’artista, il quale, nelle sue opere, deve svelare gli interni meccanismi che governano il rapporto, da una parte con la società, e dall’altra con il vissuto. Senza contare la fantasia e l’immaginazione che lo sospingono verso il futuro.
Gli artisti intendono comunicare immagini - ognuna delle quali con un profondo significato e una sua storia - agli abitanti di una città per antica tradizione così sensibile al linguaggio dell’arte. Non hanno la pretesa di recare un “messaggio”, ma soltanto l’aspirazione di trovare un terreno comune di comprensione, per un reciproco arricchimento.
I due poli attraverso i quali si esprime la sua personalità pittorica sono dati dalla figura umana e da forme vegetali. In entrambi i casi Iotti si avvicina al soggetto per metterne a fuoco le peculiarità, che ricompone in architetture cromatiche, attento all’equilibrio della composizione. I ritratti vanno oltre i dati psicologici, e ci restituiscono immagini in cui i dati naturalistici finiscono per essere subordinati alle esigenze della forma. Quando la sua attenzione si volge alla natura, agli alberi colti nei nodi del loro tormentato sviluppo vegetativo, si avverte un’eco dell’incessante “metamorfosi” tra immagine e realtà, tema caro a Sutherland. Allora la sua olimpica serenità si turba, nella ricerca dei significati più reconditi e inquieti della natura.